Auguri. Per favore non sprechiamoli
Gabriele Villa, I2VGW
Auguri. Già, auguri. Per chi come me che, per lavoro maneggio, mescolo, e distillo parole e le metto per iscritto, quotidianamente, le difficoltà aumentano, credetemi. Mi spiego meglio: le parole scivolano via e scappano veloci quando si pronunciano e, peggio ancora, quando vengono scritte, verso le destinazioni più improbabili e più impensabili. Spesso arrivano persino al destinatario sbagliato e lanciano messaggi capovolti. Più frequentemente rischiano di venir sprecate, dette e redatte per convenienza, opportunità, retorica. Così, appunto, le difficoltà aumentano, se si fa un minimo di esame di coscienza, come, da qualche tempo, ammetto, io sto facendo per primo. Cominciando a pormi delle domande. Le ho usate, le sto usando in modo appropriato le parole che inanello? Hanno sempre rappresentato e continuano a rappresentare, puntualmente e sinceramente, il mio pensiero o sono state e, talvolta, lo sono ancora, falsate dall’emotività di un determinato momento?
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